ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE SULLA PRESUNTA CORDA D’ARCO DI OTZI, L’UOMO DEL SIMILAUN di C. Casseyas

La corda ritrovata con il famoso “uomo delle nevi” è stata riprodotta e sottoposta a diversi test per verificare se poteva essere stata una corda d’arco.
1. Introduzione
Nel settembre del 1991 sulle Alpi italiane venne effettuato l’eccezionale ritrovamento di un corpo mummificato dal freddo. Venne ritrovato con la sua attrezzatura di arcieria completa, vittima di un assassinio di circa 5300 anni fa. Tra gli oggetti vi era una corda che è il soggetto di questa disanima. Venne ritrovata nella faretra insieme a quattordici frecce, punte ricavate da corna di cervo e pezzi di tendine.
La corda è stata descritta (Egg e Spindler 1992; 50) come costruita con fibra di corteccia, nella prima parte con due e poi con tre fili intrecciati. Il diametro varia da 2 a 6 mm. (ritengo che la parte del diametro di 2 mm. sia quella composta con due fili). La lunghezza, stimata, è tra 1,75 e i 2 m: (la corda non è stata sciolta).
Egg e Spindler prendono in considerazione l’ipotesi che fosse una corda d’arco. Se così è, questa dovrebbe essere stata in grado di resistere alla tensione alla quale la sottoponeva l’arco quando veniva tesa e in grado di accogliere una freccia con una cocca da 4 mm.
2. L’approccio sperimentale
E’ stata costruita una riproduzione funzionante, ricavata da strisce di corteccia di cedro (Tilia cordata) lasciate macerare in acqua per quattro settimane per separare le fibre che sono state poi intrecciate per riprodurre l’originale.
Dati tecnici:
7 fibre; lunghezza della fibra 218 cm.; larghezza da 1,5 a 2,5 mm. Lunghezza della corda: 200 cm.; peso 28 g.; diametro 5-6 mm.; tempo di produzione 31 minuti
2.2 I diversi test
2.2.1 Tensione
Questo test è stato effettuato riempiendo d’ acqua un grosso bricco legato ad una delle estremità della corda
2.2.2 Resistenza
Questo test è stato ripetuto cinque volte su pezzi di corda che venivano caricati col peso di, rispettivamente, 57, 55, 73, 53 e 57 Kg. Considerando che la corda d’arco dovrebbe essere quattro volte più robusta della forza alla quale viene sottoposta durante la tensione, la corda sarebbe stata adatta per un arco di 13,25 Kg (29 libbre).
3. Disanima
I risultati provano o contraddicono l’ipotesi che la corda fosse stata costruita per essere utilizzata come corda per l’arco?
3.1 Contesto archeologico
Otzi era sicuramente un buon arciere il cui arco faceva parte del suo equipaggiamento per la quotidiana sopravvivenza. E’ stata trovata una sola corda che poteva essere considerata una corda d’arco, quella contenuta nella faretra.
3.2: La scelta di materiali naturali
Una corda d’arco deve essere robusta e non elastica. Tra i materiali naturali le fibre vegetali sono preferibili a quelle provenienti da animali poiché sono meno elastiche e non assorbono energia. Otzi ha scelto bene utilizzando fibre vegetali, sebbene queste ultime si diversifichino in qualità e le fibre di corteccia siano molto inferiori rispetto a quelle di Cannabis (canapa), ritenute il miglior materiale naturale (Barker 1992; 251).
Perché quindi ha scelto fibre ricavate da corteccia? Una popolazione specifica può non essere consapevole di quale possa essere la scelta della fibra migliore, oppure le piante adatte possono non essere disponibili. Considerando i materiali utilizzati dalle popolazioni tribali possiamo ritenere che sia questo il caso. Gli indiani brasiliani usano fibre di palma per i loro archi lunghi (Baker 1992; 255) e portano con sé una seconda corda di riserva quando vanno a caccia poiché una corda debole si logora velocemente e facilmente si rompe. Va ricordato che la corda di Otzi non ha loop e quindi poteva essere la corda di scorta.
3.3 Aspetti tecnici della corda
3.3.1 Lunghezza della corda
Relativamente all’arco dell’uomo dei ghiacci, lungo 182,5 cm. e tenendo conto del loop, la corda doveva essere lunga almeno 195 cm., cioè 160 cm. più 20 cm per il loop e 15 cm. per il nodo di fissaggio ad una delle estremità dell’arco. La lunghezza stimata della corda trovata nella faretra è quindi vicina a quella necessaria per la corda di quell’arco.
3.3.2 L’intreccio delle fibre.
Fibre di bassa qualità necessitano di corde più grosse; ma le corde più grosse sono più fragili (vedi Baker 1992; 251); anche se utilizzare fili intrecciati separatamente consente a questi di sopportare meglio la tensione. Ciò non è stato riscontrato nella corda di Otzi.
3.3.3 Spessore della corda
La corda di Otzi è spessa e questo fatto dovrebbe ridurre la velocità della freccia; è inoltre troppo grossa per la cocca, finché la corda non sia stata messa in tensione sull’arco.
3.3.4 Tensione e resistenza
Quando la corda viene posta in tensione sull’arco si verifica una forte riduzione del diametro e la cocca della freccia può facilmente esservi inserita. Per far sì che questa corda sia adeguata, la potenza dell’arco non dovrebbe superare i 13,25 Kg (29lb.). L’arco di Otzi non era terminato cosicché non siamo in grado di misurarne con certezza la potenza. La mia ricostruzione dell’arco in legno di tasso effettuata nel 1999 segue le misure dell’originale e differisce notevolmente in potenza rispetto a quella di Paulsen (Fleckinger 2005; 79): 90 Kg (198 lb.) all’allungo di 70 cm (27,5 pollici) (la mia ricostruzione) contro i 28 Kg a 72 cm (28 pollici) (la ricostruzione di Paulsen).
Secondo Junkmanns (2001; 56) gli archi neolitici per adulti variano dai 16 ai 32 Kg. (35-70 lb.) La conclusione quindi è che questa sarebbe stata una pessima corda secondo gli standard di un arciere medievale o di un arciere moderno da tiro al bersaglio, ma il test vero è quello relativo al suo utilizzo. Ho testato la corda con 100 scoccate con un arco da 47 libbre ed altre 100 con un altro da 55 libbre; la corda non si è rotta ma si è solo un po’ consumata nelle zone soggette a frizione.
4. Conclusione
La mia conclusione è che la corda è abbastanza lunga per essere usata come corda d’arco ed avrebbe retto la tensione di un arco neolitico così come di essere adatta ad una cocca da 4 mm. La particolare scelta del materiale naturale può aver prodotto una corda d’arco di qualità inferiore, sia debole che lenta e non ideale per un arciere moderno, ma confronti etnologici dimostrano che non dovremmo rifiutarla come corda di un arco primitivo.
Bibliografia
T. Baker ‘Strings’ in S. Allely et. al. The Traditional Bowyers Bible 2, Bois d’Arc Press 1992, 99 187-258.
C. Casseyas ‘Mais où est donc la corde d’Otzi?’ Bulletin de la società royale Belge d’etudes geologiques et archéologiques “les Chercheurs de la Wallonie” XLIII, 2004, pp. 49/58
M. Egg e C: Spindler ‘Die Gletschersmumie vom Ende der Steinzeit aus den Otzaler Alpen’ Vorbericht in Jahrbuch des Romisch-Germanischen Zentralmuseums Mainz 39, 1992, p. 1
A. Fleckinger Otzi, der Mann aus dem Eis Vienne-Bolzano. 2005
tratto da:
Journal of the Society of Archer-Antiquaries, 2008, vol. 51, pag. 78-80, (traduzione di Marco Dubini).