A proposito di Walter Scott

Scott (1771 - 1832) è un noto scrittore del secolo scorso che introdusse la voga del romanzo storico partendo da un avvenimento preciso e utilizzando correttamente la ricerca storica per la redazione dei suo scritti.
E' con questo sistema che nel 1819 viene pubblicato uno dei più popolari romanzi storici: IVANHOE.
Ma cosa c'entra tutto questo con la Corporazione? Gustatevi il passo tratto dal romanzo e capirete come solo un'approfondita conoscenza dell'arceria storica poteva portare all'esplicitazione di dettagli tutt'altro che irrilevanti! (M.L.)

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Il principe Giovanni arrossì nel chiedere: - Come ti chiami, arciere?

Locksley, - rispose l’altro.

Ebbene, Locksley, quando questi arcieri avranno mostrato al loro abilità, tirerai a tua volta. Se riporterai il premio, io vi aggiungerò venti monete d’oro, ma se perdi sarai spogliato del tuo verde abito di Lincoln e scacciato dalla lizza a colpi di corda d’arco come un millantatore insolente.

E se mi rifiutassi di tirare a queste condizioni? – chiese l’arciere. – Il potere di Vostra Grazia, sostenuto com’è da tanti uomini d’arme, può facilmente spogliarmi e frustarmi, ma non può costringermi a tendere il mio arco.

Se tu rifiuti la mia giusta proposta, - disse il principe, - il prevosto della lizza taglierà la corda del tuo arco, spezzerà l’arco e le frecce e ti scaccerà da qui come un codardo.

Non è un giusto patto quello che mi imponete, nobile principe, - disse l’arciere: - mi costringete a competere con i migliori tiratori di Leicester e dello Staffordshire, sotto pena di infamia se essi mi superano. Tuttavia obbedirò per farvi piacere.

Tenetelo d’occhio, voi, - disse il principe ai suoi uomini d’arme. – Il cuore gli manca, e non vorrei che cercasse di fuggire alla prova. Quanto a voi, bravi ragazzi, tirate arditamente: un capriolo e una botte di vino sono pronti per ristorarvi in quella tenda quando il premio sarà vinto.

Fu posto un bersaglio all’estremità superiore del viale meridionale che conduceva alla lizza. Gli arcieri in gara andarono a turno a prendere posto all’inizio del viale; la distanza tra il bersaglio e la stazione di tiro era assai lunga e permetteva quello che era chiamato un tiro a bersaglio perduto. Gli arcieri dopo aver tratto a sorte l’ordine di precedenza, dovevano tirare tre frecce consecutive. La gara era regolata da un ufficiale inferiore chiamato prevosto delle gare, perché i marescialli di campo si sarebbero sentiti degradati se avessero dovuto sovrintendere alle prove degli arcieri.

Ad uno ad uno i contendenti si fecero avanti e tirarono bravamente. Su ventiquattro frecce, dieci si infissero nel bersaglio e le altre vi passarono così vicino che, considerata la distanza, furono considerati buoni colpi. Delle dieci frecce che avevano raggiunto il bersaglio, due infisse nel cerchio più interno erano state tirate da Uberto, un guardiacaccia al servizio di Malvoisin, che fu quindi dichiarato vincitore.

Adesso, Locksley, - disse il principe Giovanni all’ardito arciere con un tetro sorriso, - vuoi tentar la prova con Uberto o preferisci consegnare l’arco, la bandoliera e la faretra al prevosto delle gare?

In mancanza di meglio, - disse Locksley, - tenterò la fortuna a patto che quando io avrò tirato due colpi al bersaglio di Uberto, lui dovrà tirare un colpo a quello che gli proporrò io.

Questo è giusto, - rispose il principe Giovanni, - e non ti sarà rifiutato. Uberto, se vinci questo spaccone io ti empirò il corno di monete d’argento.

Un uomo non può far più del suo meglio, - rispose Uberto, - ma mio nonno tirò buoni colpi alla battaglia di Hastings, ed io spero di non fare disonore alla sua memoria.

Il bersaglio precedente fu cambiato e al suo poste ne fu messo uno nuovo delle stesse dimensioni. Uberto, che come vincitore della prova precedente aveva il diritto di tirare per primo, prese la mira con grande scrupolo misurando a lungo la distanza con l’occhio mentre teneva in mano l’arco teso con la freccia incoccata. Infine fece un passo avanti e alzando l’arco col braccio sinistro teso fino a portare il punto di impugnatura alla stessa altezza del volto e tirò la corda fino all’orecchio. La freccia sibilò nell’aria e si conficcò nell’anello più interno del bersaglio, ma non esattamente nel centro.

Non avete tenuto conto del vento, Uberto, - disse il suo rivale tendendo l’arco – altrimenti sarebbe stato un miglior colpo.

Così dicendo e senza mostrare la minima cura nel prendere la mira, Locksley mosse verso il punto di tiro e scoccò la sua freccia con tale apparente indifferenza che sembrava non aver neppure guardato il bersaglio. Quasi parlava ancora nel momento in cui la freccia lasciò la corda, e tuttavia essa si conficcò nel bersaglio due pollici più vicina di quella di Uberto al punto bianco che indicava il centro.

Per la luce del cielo! – disse il principe a Uberto, - Se permetti che questo birbante vagabondo ti superi, sei degno della forca.

Uberto aveva una sola frase per tutte le occasioni.

Se anche Vostra Altezza mi impiccasse, - disse, - un uomo non può far più del suo meglio. Tuttavia mio nonno tirò buoni colpi….

Il diavolo si porti tuo nonno e tutta la sua generazione! – lo interruppe Giovanni! – Tira, birbante, e tira meglio che puoi o guai a te!

Così incitato Uberto riprese il suo posto e non trascurando il consiglio ricevuto dal suo avversario fece il necessario calcolo del leggero vento che era sorto, e tirò così bene da mandare la sua freccia esattamente nel centro del bersaglio.

Viva Uberto! Viva Uberto! – grido il popolo che si interessava più a una persona conosciuta che a uno straniero. – Viva sempre Uberto!

Tu non puoi migliorare questo colpo, Locksley – disse il principe con un sorriso beffardo.

Potrò sempre scalfire la sua freccia, - rispose Locksley.

E tirando con un poco più di attenzione di prima mando la freccia esattamente su quella del suo competitore, che volò in schegge. La gente attorno rimase così stupita a questa meravigliosa abilità che non riusci nemmeno a esprimere la sua sorpresa con i consueti clamori. –Questo è un diavolo e non un uomo in carne e ossa, - si bisbigliavano fra loro gli arcieri; - da quando in Britannia si cominciò a tirar d’arco non si sono mai visti colpi simili.

- E adesso, - disse Locksley, - domanderò a Vostra Grazia il permesso di porre un bersaglio come si usa nelle regioni del nord e ben venga un bravo arciere che si provi a tirarvi un colpo per avere un sorriso dalla ragazza a cui si vuol bene.

Si volse per uscire dalla lizza. – Dite pure alla vostre guardie di seguirmi, - disse, - se volete. Io vado solo a tagliare un ramo dal salice più vicino.

Il principe Giovanni fece cenno ad alcuni uomini di seguirlo, caso mai volesse fuggire; ma il grido di: - Vergogna! Vergogna! – che sorse dalla folla lo indusse a rinunciare al suo poco generoso proposito. Locksley tornò quasi subito con un fusto di salice lungo circa sei piedi, perfettamente dritto e poco più grosso del pollice di un uomo. Cominciò a scortecciarlo con grande calma osservando in egual tempo che invitare un buon arciere a colpire un bersaglio grande come quello usato fino ad allora era far torto alla sua abilità. Per parte sua, aggiunse, e anche secondo quelli del suo paese, tanto sarebbe stato prendere come bersaglio la tavola rotonda di re Artù intorno alla quale stavano sessanta cavalieri. Un ragazzo di sette anni, disse, avrebbe potuto raggiungere quel bersaglio con una freccia spuntata. – Ma, - aggiunse andando all’altro capo della lizza e piantando nel suolo il ramo di salice, - chi colpisce questo ramo a cento piedi di distanza, io lo considerò un arciere degno di portare l’arco e la faretra davanti a un re, anche se fosse lo stesso re Riccardo.

Mio nonno, - disse Uberto, - tirò buoni colpi alla battaglia di Hastings, ma non tirò mai a un bersaglio simile in vita sua, e non ci tirerò nemmeno io. Se questo arciere può colpire quel ramo io mi arrendo o piuttosto mi arrendo al diavole che sta dentro i suoi panni e non a un’abilità umana; un uomo non può far più del suo meglio, e io non tiro quando sono sicuro di non colpire. Tirare a quella striscia bianca scintillante, che si vede appena, sarebbe come tirare al taglio del coltello del nostro parroco o a un filo di paglia o a un raggio di sole.

Codardo! – disse il principe Giovanni. – Messer Locksley, fa il tuo tiro; e se colpisci un tale bersaglio dirò che sei il primo uomo che è riuscito a farlo. Comunque sia, non canterai vittoria su di noi mostrando semplicemente una tua superiore abilità.

Farò del mio meglio. Come dice Uberto, - rispose Locksley, - nessun può far di più.

Così dicendo tese ancora il suo arco, ma questa volto considerò attentamente l’arma e cambiò la corda pensando che non fosse più perfettamente rotonda essendo stata deformata dalla due frecce precedenti. Poi prese la mira con grande attenzione mentre la moltitudine aspettava trattenendo il fiato. L’arciere giustificò l’opinione che si erano fatti della sua abilità: la freccia spezzò il ramo di salice contro cui era stata diretta. Seguì un clamore di acclamazioni, e perfino il principe Giovanni, entusiasmato dall’abilità di Locksley, dimenticò per un momento l’antipatia che aveva per la sua persona. – Queste venti monete d’oro – disse, - cha tu hai guadagnato insieme con il corno sono tue; e diventeranno cinquanta se vuoi prendere la nostra livrea ed entrare al nostro servizio come arciere nella nostra guardia del corpo, e stare al nostro fianco. Perché mai una mano così forte ha teso un arco né un occhio così sicuro a diretto una freccia.