Re-enactment: l'arciere militare medievale in campo



Legnano, 13 maggio 2007, rievocazione della battaglia contro Federico Barbarossa

Sul n. 4/2007 di Arco (agosto-settembre), a pag 58-59, è stato pubblicato un articolo a firma Marco Dubini e Franco Faggiano relativo all'argomento di cui sopra, corredato da alcune immagini della battaglia di Legnano del maggio scorso. Lo riportiamo per intero.

Come veniva usato l’arco nel Medioevo? Chi erano e quali caratteristiche possedevano gli arcieri medievali? Come riproporre oggi questa figura storica, una delle tante, così caratteristica del Medioevo italiano ed europeo?

Uso dell’arco nel Medioevo


Possiamo affermare che l’uso principale dell’arco nel Medioevo era l’utilizzo bellico; in secondo piano l’utilizzo venatorio; infine quello ludico. Alla base di tutto ciò l’addestramento al tiro praticato sia in luoghi militari (castelli, rocche, presidi) che in aree apposite allestite e gestite dalle autorità militari dei Comuni, delle Signorie o del feudo. Sappiamo anche che gli arcieri (spesso in battaglia, da noi, insieme ai balestrieri) provenivano dalle classi contadine o artigiane, non dalla nobiltà, che erano, (soprattutto gli arcieri) per nulla o solo leggermente corazzati, sia per motivi di disponibilità economica, sia perché l’atto della scoccata presuppone grande mobilità degli arti superiori che mal si concilia con pesanti ed ingombranti protezioni metalliche. Infine le abilità che l’arciere militare doveva avere erano quelle legate alle necessità belliche che sono così riassumibili: potenza, velocità, precisione (di tiro) e mobilità. Abilità tutte necessarie, nessuna esclusa, abilità che venivano governate dai comandanti, altra figura chiave dell’arcieria militare medievale.
In battaglia, nelle attività belliche di assedio e difesa delle mura, le abilità indicate dovevano essere impiegate con la giusta tattica ed elasticità per essere efficaci e consentire di affrontare ogni imprevisto ed ogni emergenza bellica.
Gli esempi che la storia ci ha lasciato, relativamente alle tattiche belliche degli arcieri militari, provengono soprattutto dall’Inghilterra e dalla Francia (da Hastings alla Guerra dei Cent’anni, cioè 400 anni di storia militare) ma anche nel nostro paese abbiamo numerose testimonianze, pur nella grande varietà di situazioni (assedi, battaglie campali, battaglie navali, scorrerie e saccheggi) e di diverse tipologie di archi (e balestre).

L’arciere militare oggi


Far rivivere oggi questa figura, l’arciere militare, significa perciò partire dalle caratteristiche indicate sopra, addestrando gli arcieri sia al tiro collettivo, sincrono e a comando, sia al movimento sul campo di battaglia. Lo scopo è acquisire il controllo assoluto dell’arma. Non bastano quindi le abilità legate al tiro al bersaglio (la gara), non sono nemmeno sufficienti quelle legate al tiro a comando; occorre la capacità di adattamento alle diverse situazioni tattiche che anche oggi si ripropongono nelle ricostruzioni storiche (assedi, difese e attacchi, sia in spazi aperti che in areee più ristrette) e la perfetta integrazione ed intesa tra chi comanda gli arcieri e gli arcieri stessi e tra i diversi livelli di comando che vengono definiti quando si rievoca un evento bellico. E’ poi necessaria la massima cura nell’abbigliamento, negli accessori e nelle armi per rendere credibile (e sicura, per i rievocatori ma anche e soprattutto per il pubblico spesso numerosissimo) la manifestazione, per farla divenire un evento culturale, ricco di insegnamenti e stimoli di riflessione per chi vi assiste. Quindi uniformità nell’abbigliamento legato al periodo storico di riferimento, archi rigorosamente in legno o in materiali naturali, frecce storiche protette in modo sicuro, modalità di tiro sicure per chi “riceve” le scariche di frecce (e quindi protezioni, elmi, scudi e martelletti).

L’uomo medievale


L’arciere, come figura storica, va interpretata e capita pensando e riproponendo l’uomo (e la donna) medievale. L’accampamento militare, con la sua vita, i suoi tempi, i suoi oggetti, i suoi giochi, il cibo ed il riposo, divengono un luogo concreto che è integrato all’evento bellico ed al tiro. Le figure che lo animano, non solo arcieri quindi, devono essere credibili come figure storiche medievali e divengono parte dell’evento pubblico; qui c’è spazio per tutti coloro che amano la storia e desiderano riviverla nella vita quotidiana con passione, entusiasmo e creatività, riscoprendo momenti ed atmosfere antiche, i suoni, i sapori e le voci del passato.

Studio, ricerca, sperimentazione e comunicazione


La ricerca e la sperimentazione divengono fattori chiave per chi si vuol mettere seriamente su questo terreno; ricerca storica sui testi e sugli studi, sempre più numerosi e interessanti, sperimentazione sul campo di tiro e sul campo di battaglia. Capacità di elaborare e di trasmettere la conoscenza acquisita, all’interno del gruppo di arcieri, e all’esterno verso il pubblico che assiste alle rievocazioni. Usare bene un arco in legno non è cosa semplice; tutta l’attrezzatura va ben scelta ed amorevolmente trattata affinché sia sempre pronta all’uso ed affidabile. Sono cose che si imparano col tempo, con la pratica e con la riflessione. E’ affascinante e estremamente formativo riappropriarsi concretamente di conoscenze che un tempo erano diffuse e che oggi dobbiamo faticosamente ri-acquisire. L’arciere militare non nasce con un corso di tiro, seppur ben fatto, ma dopo anni di attività e di impegno insieme ad altri arcieri che condividono la stessa passione e lo stesso spirito di ricerca. La via è lunga ma ricca di soddisfazioni, l’attività su se stessi ed insieme agli altri è piena di stimoli e densa di risultati; ed una piacevole ricompensa sono gli apprezzamenti che si ricevono dal pubblico e dagli organizzatori delle manifestazioni di rievocazione storica.

Cinque anni di esperienze sul campo


Non si parla qui di cose da farsi, ma di esperienze ormai acquisite da più di un gruppo di arcieri storici. Si parla qui di manifestazioni che da almeno 5 anni si vedono nel nostro paese e che rappresentano un percorso concreto per lo sviluppo dell’arcieria storica. Ne ricordo solo alcune: le rievocazioni alla rocca di Rossena (RE), ad Alserio-Carcano (CO), al castello di Cusago (MI), alla rocca di Soncino (CR), alla rocca normanna di Casertavecchia (CE) e, recentissima, al castello di Legnano (MI). Va poi ricordata la rievocazione dell’ottobre scorso della battaglia di Hastings (1066), in Inghilterra, evento grandioso che ha visto una nutrita partecipazione di arcieri (e armati) italiani, insieme ad arcieri francesi, tedeschi e inglesi. Altre manifestazioni sono in programma, basta dare un’occhiata ai siti dei gruppi storici indicati in coda all’articolo, ed altre ancora ne verranno. E’ iniziato un percorso, si è tracciata una strada; chi ama il Medioevo e l’arcieria storica si faccia avanti.
Siti Internet:

Marco Dubini - Franco Faggiano

Riferimenti bibliografici:

De Luca Daniele, Le armi da tiro nella rocca di Campiglia Marittima. Frecce per arco e dardi per balestre, in: Progetto “Archeologia dei paesaggi medievali”, Campiglia, un castello e il suo territorio, vol II, indagine archeologica a cura di Giovanna Bianchi, All’insegna del Giglio SaS, 2003, Biblioteca del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti, Sez. Archeologia, Università di Siena, n° 8

Hardy R., Storia civile e militare dei lunghi archi, Palutan Editrice, Varese 1994

Natati Carlo e Nives Telleri, Archi e balestre nel Medioevo, Edizioni Penne e Papiri, 2006

Oman Charles, History of the Art of War in the Middle Age, Meuthuen & Co Ltd, London 1898

Settia Aldo A., Rapine, assedi, battaglie: la guerra nel Medioevo, Laterza 2002