ARMI E ARMATURE NEL MEDIOEVO


da: Francesca Zagari, Il metallo nel Medioevo, Tecniche, strutture, manufatti, Palombi editore, dicembre 2005, Roma. Appendice di Vasco La Salvia, pag. 148-152


Equipaggiamento militare: armi e armature

Per armi si intendono: cuspidi e punte di freccia, impugnature. Lance, pugnali, sax e scramasax; spade; per armature: maglie, placche di corazze, elmi e visiere, guanti o manopole, imbracciatura, scudo, umbone (310).
Questa classe comprende le armi e quei manufatti metallici che erano destinati alla difesa del soldato. Lo studio delle armi e delle armature medievali è spesso basato si fonti scritte e iconografiche e prende in considerazione spade e pugnali, armi in asta, archi, balestre, armi da fuoco e le diverse forme di decorazione (311). Generalmente, le armi vengono distinte in armi da getto e in armi da taglio. Nel primo caso si tratta dei pezzi più numerosi: sono punte o cuspidi di freccia, di forma foliata bipenni, triangolare o romboidale, appiattite, con bordi taglienti e corta gorbia. Una specifica tradizione di studi e di storia del collezionismo (soprattutto per esemplari tardomedievali) ha prodotto interessanti raccolte con taglio enciclopedico su tipologie, sviluppo e utilizzo delle armi dall’Antichità all’età moderna. Dal punto di vista archeologico, sono state studiate soprattutto le armi bianche del tardo Medioevo, di qualità intrinseca elevata, non anteriori al XV secolo e appartenenti alle principali collezioni di armi medievali (312).
La seriazione cronologica delle armi è complicata dal ridotto legame che avevano con la moda, mentre molto maggiore è il condizionamento che tali manufatti ebbero da parte della tecnica e dell’uso. Infatti la realizzazione delle armi, nell’ambito della siderurgia, costituiva una lavorazione di qualità che spesso richiedeva processi produttivi sofisticati. Tra questi, particolare rilievo assumevano la cementazione, grazie alla quale era possibile ottenere un’anima tenera e flessibile con una superficie molto dura e la damaschinatura che produceva preziose lame, estremamente flessibili e di grande impatto estetico. Lame simili a quella damaschinate vennero realizzate, come abbiamo visto, in area celtica e, tra il V e il VI secolo, soprattutto presso le popolazioni germaniche dell’Europa continentale. Nell’ambito della siderurgia medievale, per tipologia di prodotti e, a volte, per differenze tecniche, si distinguono quindi le produzioni di area bizantina, di area germanica e di area islamica. Quest’ultima annovera centri rinomati per la lavorazione del ferro, come Granata e Toledo (per le lame temprate) e Damasco (per le lama damaschinate).
Per i centri produttivi di maggiore entità, sembra cha la lavorazione delle armi sia stata realizzata in due fasi e forse da strutture diverse. All’officina altomedievale della Crypta Balbi, infatti, è stato attribuito l’assemblamento delle armi, mentre la realizzazione delle lame doveva avvenire altrove.

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310. Martorelli 1999. R. Martorelli, Scheda per il materiale metallico, in Ermini Pani, Del Lungo 1999 – pp. 14-19.
311. Levy Pisetzky 1964-1969. R. Levi Pisetzky, Storia del costume in Italia, Milano 1964-1969, V volumi
312. Blair 1979. C. Blair, Enciclopedia ragionata delle armi, Milano 1979